11 grandi poesie di Charles Baudelaire (analizzate e interpretate)

Melvin Henry 14-04-2024
Melvin Henry

Charles Baudelaire è stato il precursore dei simbolisti, dei parnassiani, dei modernisti, delle avanguardie latinoamericane e di tutti gli altri poeti maledetti. La sua influenza è andata oltre il mondo della poesia e ha cambiato la visione estetica generale.

Il tuo libro I fiori del male (1857) è considerato uno dei libri più rivoluzionari e provocatori del XIX secolo. È un libro che proclama una bellezza diversa, a volte inquietante, che canta l'effimero, la decadenza, l'urbano e i suoi anonimi abitanti, la morale ambigua che si interroga sul rimorso e su tutto ciò che è emarginato e tabù (vino, prostitute, mendicanti, amore lesbico, sesso).

Si tratta di 11 poesie di I fiori del male tradotto da Pedro Provencio.

Prima edizione di I fiori del male ( I fiori del male ) con annotazioni dell'autore.

1. Il gatto

L'immagine del gatto attraversa la raccolta di poesie di I fiori del male Questa immagine crea un'associazione insolita che ci chiede di guardare al mestiere del poeta in modo diverso: il gatto implica la volontà, il capriccio, l'incontrollato, ma anche la grazia e la sensualità.

Attraverso di essa, Baudelaire parla di una visione dell'arte associata alla magia e al divino, ricordando il gatto come divinità egizia e, in quanto tale, riferendosi alla perfezione, all'armonia e alla proporzione. Parla anche della necessità della poesia come balsamo per la vita del poeta.

I

Nella mia testa vaga,

come nella sua stanza,

un gatto bello, forte, gentile e affascinante.

Quando miagola, è appena udibile,

così tenero e discreto è il suo timbro;

ma la sua voce, sia che lenisca o che ringhi,

è sempre ricco e profondo.

Qui sta il suo fascino e il suo segreto.

Questa voce, gocciolante e penetrante

nel mio interno più oscuro,

mi invade come un verso cadenzato

e mi rende felice come un drink.

Addormenta i dolori più crudeli

e contiene tutte le estasi;

dire le frasi più lunghe

non ha bisogno di parole.

No, non c'è un arco da grattare

il mio cuore, uno strumento perfetto,

e di fare con più maestosità

cantare il suo accordo più vibrante,

della tua voce, gatto misterioso,

gatto serafico, gatto strano,

in cui tutto, come in un angelo,

è tanto sottile quanto armonioso.

II

Della loro pelliccia bionda e marrone

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esce un profumo così morbido, che una notte

Ne sono rimasta impregnata perché una volta

L'ho accarezzato, solo uno.

È lo spirito familiare della casa;

giudica, presiede, ispira

qualsiasi cosa nel suo dominio;

È forse una fata, è un dio?

Quando i miei occhi, verso quel gatto che amo

attratti come da un magnete,

si rivolgono docilmente

e poi guardo dentro di me,

Guardo con sorpresa

il fuoco delle sue pupille pallide,

fari chiari, opali viventi,

che mi fissano.

Rimorso postumo

Il rimorso è uno dei temi esplorati da I fiori del male Attraverso la domanda che rivolge alla cortigiana nell'ultima strofa, si interroga su cosa possa essere degno di rimorso alla fine della giornata, e quindi mette in discussione e critica il senso di colpa, i valori e la morale del momento.

Spicca la visione del poeta come colui che può avere una visione diversa (rispetto a quella pratica), e che quindi ha una saggezza paragonabile a quella di un sacerdote.

La poesia ricorda l'estetica di Edgar Allan Poe delle belle fanciulle che muoiono nel fiore della bellezza e l'atmosfera morbosa e decrepita del funerale, che contrasta con quella lussuosa e aristocratica.

Quando ti sarai addormentata, mia bellezza oscura,

in fondo a una tomba di marmo nero,

e quando si ha solo per alcova e dimora

un pantheon bagnato e una tomba concava;

quando la pietra, affondando il tuo petto spaventato

e il busto rilassato da un delizioso compiacimento,

impediscono al cuore di pulsare e desiderare,

e lasciare che i piedi corrano la loro corsa movimentata,

la tomba, confidente del mio sonno infinito

(perché la tomba capirà sempre il poeta),

in quelle lunghe notti in cui il sonno è bandito,

ti dirà: "A cosa ti serve, cortigiana incompleta,

di non aver mai saputo cosa piangono i morti?

-E il verme rosicchierà la vostra pelle come un rimorso.

3. Ossessione

In questa poesia spicca lo sguardo soggettivo del poeta e, soprattutto, la sua emotività e sensibilità: "mi fai paura", "ti odio", "ti vorrei". Il suo sguardo dà un nuovo significato alla natura della foresta, degli oceani e della notte.

Vale la pena sottolineare l'immagine che anticipa il surrealismo sviluppatosi fino al XX secolo e che si manifesta nell'ultima strofa: "(...)il buio è anche una tela/ dove vivono, sgorgando a migliaia dai miei occhi,/ esseri scomparsi da sguardi familiari(...)".

Voi foreste alte mi intimidite come le cattedrali;

ululano come l'organo; e nei nostri cuori maledetti,

eterne camere del lutto dove riecheggiano antichi rantoli di morte,

Gli echi del suo De profundis si ripetono.

Oceano, ti odio! Il tuo saltellare e il tuo tumultuare

il mio spirito li trova dentro di sé; risate amare

dell'uomo sconfitto, pieno di singhiozzi e insulti,

Lo sento nella tremenda risata del mare.

Come ti vorrei, oh notte, senza quelle stelle

la cui luce parla una lingua familiare!

Perché io cerco il vuoto, il nero e la nudità!

Ma l'oscurità è anche una tela per loro.

dove vivono, che sgorgano a migliaia dai miei occhi,

esseri che sono scomparsi dagli sguardi familiari.

4. L'abisso

"L'abisso" è una poesia che indica la sensazione dell'immensità, dell'infinito, dell'insondabile, dell'eterno e del divino, di ciò che non può essere compreso, afferrato, come qualcosa di inevitabile che contrasta con l'essere umano e il suo essere limitato e piccolo.

Parla anche degli eventi inevitabili del destino e del caso, e di come l'uomo sia impotente di fronte ad essi: "Sul fondo delle mie notti, Dio, con il suo dito sapiente,/ disegna un incubo multiforme e implacabile".

È una paura vicina all'angoscia, come un'immensa paura di qualcosa che non si conosce nemmeno. Nel verso finale spicca l'espressività, che dà conto della disperazione: "Ah, non poter mai sfuggire ai numeri e agli esseri!" Qui gli esseri e, soprattutto, i numeri, connotano ciò che è limitato, ciò che si può studiare e ciò che è concreto.

Pascal aveva il suo abisso, che si muoveva con lui.

-Tutto è pozzo senza fondo, ahimè, azione, desiderio, sogno,

e spesso, sfiorando i miei capelli irti,

Ho sentito passare il vento della paura.

Sopra, sotto, ovunque, il profondo, l'inospitale,

il silenzio, lo spazio orripilante e accattivante...

Nel profondo delle mie notti, Dio, con il suo dito sapiente,

disegna un incubo multiforme e inesorabile.

Temo il sonno come si teme un grande tunnel,

pieno di vago terrore, in viaggio verso chissà dove;

Non vedo altro che l'infinito attraverso tutte le finestre,

e il mio spirito, sempre assalito dalle vertigini,

invidia l'insensibilità del nulla.

-Ah, non poter mai sfuggire ai Numeri e agli Esseri!

5. Il sole

La figura del sole è ambigua: nel paesaggio urbano è furioso e crudele, mentre in campagna è un padre che nutre, rallegra e cura le malattie. C'è un paragone tra il poeta e il sole che suggerisce una poesia inclusiva, in cui tutto ha un posto; anche la malattia, gli edifici, la bruttezza, il banale, il luogo comune.

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Attraverso il vecchio quartiere, dove, fuori dalle baracche

le persiane nascondono desideri segreti

quando la stella crudele ferisce furiosamente

la città e i campi, i tetti e le coltivazioni,

Vorrei esercitare la mia fantastica abilità di spadaccino

annusando negli angoli casuali della rima,

inciampando sulle sillabe, come sul selciato,

forse trovare versi che ho sognato molto tempo fa.

Questo genitore nutritivo, che fugge dalla clorosi,

nei campi risveglia versi e rose;

fa sì che i dispiaceri evaporino nell'etere

saturando di miele i cervelli e gli alveari.

È lui che cancella gli anni di colui che è in stampelle

e lo rende festoso come le belle fanciulle,

e comanda che il raccolto maturi e cresca

nelle viscere immortali che desiderano sbocciare.

Quando, come un poeta, scende nelle città,

nobilita il destino delle cose più vili,

ed entra come un re, senza corteo e senza sfarzo,

sia nelle case reali che negli ospedali.

6. A chi passa di lì

La poesia si concentra sull'esperienza di anonimato che le grandi città affollate consentono, dove tutti sono estranei.

Racconta un evento frequente nelle città: la storia d'amore e l'attrazione tra due sconosciuti che si incontrano per un momento fugace - il tempo che dura uno sguardo - e sanno che non si vedranno mai più.

La strada assordante ululava intorno a me.

Esile, esile, in rigoroso lutto, tutto dolore solenne,

una donna che passava, provocando con la sua mano sontuosa

sarà sollevato, l'orlo e lo smerlo oscilleranno;

agile e nobile, con le gambe di una statua.

Io, eccentrico come un eccentrico, stavo bevendo

nei suoi occhi, cielo livido dove germoglia l'uragano,

la dolcezza che affascina e il piacere che uccide.

Un lampo... e poi la notte! La bellezza fuggitiva

il cui sguardo mi ha improvvisamente riportato in vita,

Non ti vedrò mai più fino all'eternità?

Da qualche altra parte, lontano da qui, troppo tardi, forse mai!

Perché io non so dove tu fuggi e tu non sai dove io vado,

O voi che avrei amato, o voi che sapevate!

7. Donne maledette

La poesia recupera l'umanità delle donne condannate dallo sguardo della compassione, ne parla a partire dall'innocenza dell'amore adolescenziale, dalla sensibilità e dalla fragilità femminile, dal loro essere sorelle, dalla loro capacità di amare e dai loro sogni; allude anche alla loro sensualità, ai loro gusti, ai desideri, ai piaceri, alla sessualità, alle malattie e ai vizi: suggerendo così quale possa essere la ragione per cuisono condannati.

Questo giudizio di condanna può essere associato, in parte, alla cultura patriarcale tradizionale che, sostenuta dalla morale e dalla religione del tempo, ha condannato il piacere e il desiderio delle donne.

Mentre I fiori del male cerca un'estetica artistica inclusiva, in cui anche il brutto e lo sgradevole possono essere oggetto d'arte, ci permette anche di vedere coloro che sono stati emarginati da una prospettiva diversa: anche in loro si possono trovare bellezza e complessità.

In questo senso, l'arte svolge una funzione sociale di critica attraverso la capacità dell'artista di osservare da una prospettiva personale e autentica, che, pur disobbedendo ai valori della società, è in grado di offrire un'immagine di sé. status quo È così che l'arte diventa sovversiva e nel tempo può portare a un cambiamento.

Distesi sulla sabbia come un gregge pensoso,

volgono lo sguardo verso l'orizzonte dei mari,

e i loro piedi che si cercano e le loro mani che si sfregano

hanno svenimenti e brividi amari.

Alcuni, cuori rapiti da lunghe confidenze,

in fondo al boschetto dove i ruscelli mormorano,

stanno scandendo l'amore di un'infanzia meditativa

e segnano il tronco verde dei giovani alberi;

altri, proprio come le suore, camminano lentamente e seriamente

tra le rupi piene di apparizioni, dove

ha visto spuntare San Antonio, come lingue di lava,

i seni nudi e violacei delle sue tentazioni;

Ce ne sono alcuni che, nel bagliore delle resine traboccanti,

nel muto vuoto delle antiche tane pagane,

vi chiedono di soccorrere le loro febbri vocianti,

O Bacco, tu che plachi i rimorsi ancestrali!

e altri, i cui seni preferiscono lo scapolare,

che, nascondendo sotto le sue lunghe vesti una frusta,

si mescolano nella foresta ombrosa e nelle notti solitarie

la schiuma del piacere con le lacrime dei supplizi.

O vergini, o demoni, o mostri, o martiri,

spiriti generosi che rimproverano la realtà,

desideroso di infinito, devoto e satirico,

traboccante di urla e di lacrime,

voi che la mia anima ha seguito nel vostro inferno,

povere sorelle mie, vi amo tanto quanto vi compatisco

per i tuoi dolori luttuosi, per la tua sete inappagata

e i calici d'amore che riempiono il tuo grande cuore!

8. La fonte del sangue

Attraverso l'immagine fantastica della fontana di sangue, parla di un'emozione la cui causa non può essere individuata, è irrazionale e implacabile, e non può essere evitata o attenuata.

Il fantastico permette di dare un'immagine e un linguaggio a questa emozione, la cui certezza è verificabile con i sensi: ha un ritmo, si vede e si sente.

A volte mi sembra che il sangue mi sgorghi fuori,

nonché una fonte di singhiozzi ritmici.

Lo sento chiaramente scorrere in un lungo mormorio,

ma cerco invano di trovare la ferita.

In tutta la città, come nella sua proprietà,

si allarga, trasformando i ciottoli in isolotti,

dissetando tutte le creature,

tingendo di rosso l'intera natura.

Ho pregato molte volte i vini capziosi

che, almeno per un giorno, attenuerà il terrore che mi consuma;

Il vino schiarisce la vista e acuisce l'udito!

Ho cercato in amore un sogno che mi facesse dimenticare;

ma l'amore per me è solo un materasso ad ago

per dare da bere a quelle crudeli donnine!

9. Allegoria

Attraverso una figura allegorica di donna, il poema suggerisce un'idea di bellezza maestosa, superiore e immune dai giudizi morali e dalle passioni umane, come l'amore, i vizi, la morte, la dissolutezza, l'inferno.

È una bellezza che muove tutto, produce gioia ed è il motore che muove il mondo.

È una donna bellissima con un collo opulento,

che lascia cadere il cuoio capelluto nel vino.

Gli artigli dell'amore, i veleni dell'articolazione,

tutto scivola e tutto si spegne davanti alla sua pelle di granito.

Ride della Morte e ridicolizza la Lussuria,

quei mostri la cui mano, che sempre strappa e falcia,

è stato rispettato, tuttavia, nei suoi giochi distruttivi,

la severa maestosità di questo corpo fermo ed eretto.

Cammina come una dea e si sdraia come una sultana;

ha la fede maomettana nel piacere,

e alle sue braccia aperte, dove i suoi seni traboccano,

convoca la razza umana con i suoi occhi.

Lei crede, lei sa, che questa vergine sterile

e tuttavia necessario per far progredire il mondo,

che la bellezza fisica è un dono sublime

che ottiene il perdono per tutte le infamie.

È indifferente sia all'Inferno che al Purgatorio,

e quando arriva il momento di entrare nella Notte Nera,

guarderà il volto della Morte

come un neonato - senza odio e senza rimorsi.

10. La morte degli artisti

Questa poesia parla del mestiere dell'artista, ma dell'artista pensato come colui che persegue una visione dell'arte associata al mistico, all'adorato, a ciò che commuove, a ciò che soggioga, a ciò che è immortale. Il lavoro dell'artista si mostra così come un accumulo di tentativi falliti, appena motivati dalla speranza.

Pertanto, si riferisce a tutti coloro che non riescono a sviluppare pienamente i propri talenti o, se lo fanno, non vengono riconosciuti.

La morte, quindi, ha la funzione di rivendicare e rendere giustizia al mestiere dell'artista, riferendosi ai grandi artisti il cui talento e il cui lavoro vengono riconosciuti solo molto tempo dopo la loro morte.

Quanto dovranno tremare le mie campane

e baciare la fronte, triste caricatura?

Colpire il bersaglio, di virtù mistica,

la mia faretra, quante frecce andranno sprecate?

In sottili finte spenderemo la nostra anima,

e dobbiamo distruggere più di un fotogramma,

prima di contemplare la Creatura finita

il cui desiderio infernale ci riempie di singhiozzi.

Ci sono alcuni che non hanno mai incontrato il loro idolo,

scultori maledetti che l'oppressione ha segnato,

che si sono colpiti ferocemente al petto e alla fronte,

Senza speranza, Grim Capitol!

Quella Morte che aleggia come un sole rinnovato,

farà finalmente sbocciare i fiori della sua mente.

11. Tramonto romantico

La poesia mostra un contrasto tra il sole - luce e vita - e la notte - oscurità e morte. Il sole si riferisce alla vita e alla sua natura effimera e passeggera. La notte allude alla morte, con un ambiente paludoso, umido e tetro, ma questo non implica che non sia "irresistibile", indicando il fatto che la bellezza è anche nel "brutto".

Quanto è bello il Sole quando sorge nuovo di zecca,

lanciandoci il suo "buongiorno" come un'esplosione!

-Beato colui che è in grado di amare

salutate il tramonto più glorioso di un sogno!

Mi ricordo!... Ho visto tutto, fiori, primavera, solchi,

essere rapiti dal suo sguardo come un cuore che batte...

-Corriamo verso l'orizzonte, è tardi, corriamo veloci!

per catturare almeno un raggio obliquo!

Ma invano inseguo il Dio che si ritira;

l'irresistibile Notte stabilisce il suo impero,

nero, oscuro, spaventoso e pieno di brividi;

un odore di tomba aleggia nell'oscurità,

e il mio piede impaurito, sul bordo della palude, schiaccia

rospi inosservati e lumache fredde.

Informazioni su Charles Baudelaire

Fotografia di Charles Baudelaire (1863)

Baudelaire (1821-1867) nasce a Parigi e rimane orfano di madre, che si risposa con un influente militare che lavora come ambasciatore presso varie corti. Ha un'educazione aristocratica e studia legge al Lycée Louis-le-Grand.

Giovanissimo, acquisisce uno stile di vita da dandy: frequenta i bordelli, si abbandona al vizio e sperpera la sua fortuna. Diventa l'amante di Jeanne Duval, una mulatta di origine francese e haitiana, che sarà la sua musa e compagna per vent'anni.

Poeta, saggista e critico, oltre ad essere uno dei più grandi poeti del XIX secolo, è uno dei migliori traduttori di Edgar Allan Poe. Le sue opere più conosciute furono I fiori del male (1856) y La milza di Parigi (1869).

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    Melvin Henry

    Melvin Henry è uno scrittore esperto e analista culturale che approfondisce le sfumature delle tendenze, delle norme e dei valori della società. Con un occhio attento ai dettagli e ampie capacità di ricerca, Melvin offre prospettive uniche e approfondite su vari fenomeni culturali che influiscono sulla vita delle persone in modi complessi. Come avido viaggiatore e osservatore di culture diverse, il suo lavoro riflette una profonda comprensione e apprezzamento della diversità e complessità dell'esperienza umana. Sia che stia esaminando l'impatto della tecnologia sulle dinamiche sociali o esplorando l'intersezione tra razza, genere e potere, la scrittura di Melvin è sempre stimolante e intellettualmente stimolante. Attraverso il suo blog Culture interpretato, analizzato e spiegato, Melvin mira a ispirare il pensiero critico e promuovere conversazioni significative sulle forze che modellano il nostro mondo.